Donato lacovone, amministratore delegato di EY in Italia: “La diffusione della robotica provocherà ripercussioni immediate, ma poi la qualità dell’occupazione si eleverà. Prepariamoci alla sfida “
Ci sarà un impatto negativo della rivoluzione tecnologica sul mondo del lavoro ma solo nel breve termine. Assisteremo sicuramente a uno spostamento delle professionalità, destinate ad essere sempre meno manuali e prevedibil. Dobbiamo quindi smetterla di fare formazione solo quando c’è bisogno e giocare d’anticipo, garantendo ai lavoratori del futuro il giusto mix di flessibilità, conoscenza e curiosità >>- Donato Iacovone, amministratore delegato di EY in Italia e managing partner dell’area mediterranea, non ama nascondere gli effetti collaterali dell’era 4.0, ma non ama nemmeno il catastrofismo assoluto. E non è un caso che il quadro disegnato dal top manager di Affari&Finanza appaia complicato, ma anche rassicurante.
Il dibattito sull’impatto che la tecnologia avrà sul mercato del lavoro sembra ormai aver superato l’iniziale fase disfattista. E le stime sul saldo tra lavoro perso e creato hanno recentemente iniziato a restituire addirittura un segno positivo. <<Nel breve termine un impatto ci sarà, soprattutto con la diffusione della robotica che è già ovunque. Non credo invece che l’intelligenza artificiale, i big data, la blockchain e altre tecnologie elimineranno il lavoro. Anzi, penso che lo eleveranno – sostiene Iacovone – Ci sarà uno spostamento delle professionalità: ad esempio, in un supermercato ci saranno meno cassieri e più analisti dei dati. In ogni caso, più che provare a indovinare il saldo è importante diffondere la cultura digitale e le competenze>>. Il mercato del lavoro 4.0 si giocherà una buona fetta di sostenibilità proprio su questo fronte. E in particolare sull’equilibrio continuo tra formazione, aggiornamento e riqualificazione del capitale umano.
Il numero uno di EY Italia non esita a indicare come priorità la «riconversione delle competenze obsolete in competenze innovative>> ma invoca un approccio alla riqualificazione totalmente diverso: << C’è bisogno di un cambio di paradigma: non dobbiamo più formare il lavoratore solo quando sorge un bisogno, bensì giocare d’anticipo. Dobbiamo cioè immaginare le trasformazioni e impostare dei percorsi specifici. Se poi allarghiamo l’orizzonte temporale ai prossimi 5-10 anni, è ovvio che un ruolo chiave sarà nelle mani delle università, e in generale del sistema scolastico>>, sottolinea Iacovone, che auspica una maggiore trasparenza dell’offerta formativa e soprattutto una maggiore dose di rapidità e resilienza. <<Ormai tutto ciò che impariamo dura sei mesi, un anno o al massimo due. Non è più in discussione l’essenzialità della formazione continua ma la relativa modalità di esecuzione. Ad esempio, dobbiamo capire come far diventare curiosa una persona non curiosa. E non è affatto semplice>>. Aziende, università, centri di ricerca, corpi intermedi, associazioni e altri soggetti saranno chiamati agli straordinari. E un ruolo chiave spetterà ai big: <<L’85% delle Pmi italiane è in ritardo sul fronte digitale, esistono ancora aziende senza un sito web. Le imprese piccole e medie possono fare senz’altro qualcosa in più, ma va riconosciuta loro l’impossibilità di incidere significativamente sul sistema formativo ed educativo>>, fa notare Iacovone, che attribuisce una responsabilità importante alle grandi aziende chiamando in causa anche la stessa EY. <<Noi abbiamo oltre Seimila dipendenti in Italia, di cui il 97% possesso di una laurea. Eppure, abbiamo sentito la necessità di lanciare un’accademia interna dedicata all’innovazione. L’amministratore delegato di EY insiste su quest’ultimo aspetto anche quando si sfiora il tema dell’intelligenza artificiale. <<Tutti stanno investendo sull’artificial intelligence, e in particolare sul machine learning, perché consente di sviluppare processi in grado di riprogrammarsi automaticamente. È una tecnologia che toccherà tutti i settori, dall’automotive alla manifattura passando per i servizi professionali>>, spiega Iacovone. La scommessa tecnologica rischia in ogni caso di risultare perdente senza le competenze. <<C’è una domanda insoddisfatta di 27mila profili specializzati. Ecco perché sentiamo l’esigenza di fare squadra con tante altre aziende del sistema Paese>>, sottolinea Iacovone citando come esempio il progetto di ricerca sui lavori del futuro, lanciato un anno fa con oltre 50 partner. Sullo sfondo resta la sfida avanguardista dei famosi lavori che ancora non esistono, ma che qualcuno si troverà a fare. <<Dobbiamo incidere profondamente sui metodi di insegnamento, abbandonando il mero trasferimento di nozioni. I lavori del futuro hanno bisogno di flessibilità e curiosità perenne, ma non solo, anche di un’attitudine naturale a mettersi in discussione: solo le persone formate per vivere con l’aspettativa di un continuo cambiamento conclude Iacovone- saranno pronte ad affrontare qualsiasi scenario>>.
Il mondo del lavoro sta cambiando, le professioni di ogni settore richiedono aggiornamenti sempre più frequenti. L’intelligenza artificiale si sta inserendo in ogni campo e ciò necessita di capitale umano adeguato e preparato per poterla gestire al meglio. Per poter affrontare il cambiamento e trarne vantaggio, senza rimanerne travolti, è necessario essere preparati a questa sfida; la Consulting for Innovation punta sul processo di una continua formazione a fronte di un continuo cambiamento.
Data Pubblicazione: 10/12/2018
Scritto da: a.fr
Pubblicato su: la Repubblica Affari&Finanza